L’assedio di Melfi e la Pasqua di Sangue del 22 – 23 Marzo 1528
Siamo nel Marzo del 1528, precisamente nella lunghissima notte tra il 22 e il 23.
Gli eventi (accaduti nel breve lasso temporale che va da quella triste notte fino all’11 Maggio successivo) sono ricordati come quelli de “La Pasqua di Sangue” e della “Pentecoste” di Melfi.
Da una parte i Francesi, di Francesco I di Valois, e dall’altra gli Spagnoli, di Carlo V, che combattevano una cruenta guerra lungo tutti i territori dell’Italia per il dominio del Ducato di Milano prima, e del Regno di Napoli dopo.
Era questo il tempo della Lega di Cognac e del Sacco di Roma, il tempo dell’Assedio di Melfi.
L’esercito francese, capitanato dal Maresciallo Odet De Foix (visconte di Lautrec), con l’ausilio delle Bande Nere, con a capo Orazio Baglioni, non vuole lasciarsi alle spalle una piazzaforte così importante come Melfi prima di dirigersi verso Napoli.
Affidate le operazioni a Pietro Navarro (condottiero spagnolo passato sotto vessillo francese), il 22 Marzo ha luogo l’attacco alla città da parte di un esercito composto da guasconi e mercenari (in prevalenza italiani).
La battaglia è breve ma cruenta e la resistenza dei melfitani è grandiosa seppur inutile.
Difesa melfitana
A causa delle perdite inaspettatamente subite quella notte, i Francesi metteranno a ferro e fuoco la città.
Assalto alle mura – Porta Venosina
Melfi dovette aspettare 50 giorni prima che l’esercito spagnolo le restituisse la libertà: era l’11 Maggio del 1528, giorno di Pentecoste.
L’assedio di Melfi e la Pasqua di Sangue del 22 – 23 Marzo 1528
Da allora storia e leggenda, sacro e profano si intrecciano per ricordare quanto accaduto.
Dal coraggio del popolo melfitano nell’affrontare l’esercito francese, alla figura di Giovan Battista Cerone, realmente esistito e passato alla storia come Ronca Battista.
Secondo la leggenda, egli si imbatté in una vecchia dispersa nel bosco mentre raccoglieva della legna secca da dare ad un fornaio in cambio di pane.
Giovan Battista non solò le offrì del cibo ma le regalò anche il suo mantello.
Fu allora che la vecchia si tramutò in una fata e con un toccò benedì la roncola del boscaiolo, rendendola magica e potente.
A questo punto, il boscaiolo corse in città e da solo uccise circa 300 francesi prima di perire.
La storia (riportata in alcuni documenti dell’epoca) attraversa i secoli anche grazie alla memoria orale di chi ha voluto tramandarla di generazione in generazione: un monito questo per non dimenticare quanto accaduto negli anni immediatamente successivi a quelli più bui e oscuri del Medioevo.
Anno dopo anno a Melfi si tiene una importante trasposizione storica, il cui fascino richiama spettatori da ogni dove.
La città tanto amata da Federico II e culla del suo sapere, diventa il centro di una manifestazione dal fascino estemporaneo.
I luoghi storici del massacro, ancora esistenti, sono i protagonisti indiscussi dell’evento.
Dalla Porta Venosina con la “Presa delle Mura” e il sacrificio di Ronca Battista che si immola contro l’esercito francese al Castello passando per la chiesetta dello Spirito Santo nei pressi del Monte Vulture (dove trovò rifugiò gran parte della popolazione melfitana).
Di seguito il video completo in HD dell’ultima edizione 2019 della Pentecoste di Melfi.
Buona Visione!
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