Gio. Nov 21st, 2024
santa lucia giaconelli melfi

Melfi: oggi nell’antichissima Chiesa rupestre dei Giaconelli si rinnova il rito della …

A Melfi la tradizionale celebrazione eucaristica presso la chiesa rupestre dei Giaconelli

Ci sono luoghi fuori dal tempo che non smetteranno mai di affascinare per la bellezza storica che possiedono. E’ questo il caso della piccolissima chiesetta rupestre dei Giaconelli.

La chiesa, situata tra i comuni di Melfi e Rapolla, è ben nascosta tra i fitti boschi di castagno. Si trova infatti sul Monte Vulture ed è costituita da un avancorpo in muratura e da una grotta contigua scavata nel tufo vulcanico.

Scoperta, nel 1897, da Emile Bertaux, egli la descrive così:

“Una grotta è chiamata dai contadini la ‘Giaconella’. Sul tufo del fondo si scorgono ancora dei frammenti delle pitture con scene della vita di Santa Lucia, che si possono attribuire al 1200, nel mezzo, la Madonna e Santa Lucia ridipinte nel 1873, Dio sa con quali colori”.

Va ad Adriano Prandi (nel 1968) il merito di aver fatto risaltare le 12 storie della vita di Santa Lucia che affiancano le immagini della Vergine e della Santa.

Queste si caratterizzano a detta dello studioso, per il “piglio popolare”, la vivacità, la suddivisione in scene e le umili vesti, “elementi di una pittura che narra i fatti e non presenta i protagonisti della pia istoria”.

Oggi, 26 Settembre 2023, alle ore 15:30, proprio nella chiesetta, si terrà la tradizionale celebrazione eucaristica annuale (a cura della Cattedrale di Melfi).

Di seguito le foto con la descrizione dettagliata sotto ognuna di esse

A Melfi la tradizionale celebrazione eucaristica presso la chiesa rupestre dei Giaconelli

santa lucia giaconelli melfi

Chiesa con avancorpo principale e grotta contigua scavata nel tufo. La facciata è di forma irregolare con tetto a doppio spiovente su cui s’eleva un campanile a vela. Un ampio portale, leggermente decentrato sulla sinistra, è sormontato da una finestra di forma rettangolare.

chiesa rupestre giaconelli melfiGrotta contigua alla chiesetta scavata interamente nel tufo

chiesa rupestre giaconelli melfi

L’interno consta di un’unica navata lunga 9,80m. Il soffitto della grotta è più basso rispetto a quello piatto dell’avancorpo. La parete di fondo della cripta accoglie, entro un arco, una serie di affreschi raffiguranti, a partire da sinistra, un abate committente inginocchiato, una Madonna con Bambino, Santa Lucia e nove storie della sua vita. Un’iscrizione latina, assai rovinata e difficilmente leggibile, MIL SIMO NONAGESIMO SECVNDO – sovrasta tali dipinti.

Le storie di Santa Lucia si dispongono in tre fasce orizzontali sovrapposte, di lunghezza via via crescente verso il basso.

La prima contiene solo due riquadri. La seconda tre e la terza, più lunga perchè posta alla base della parete arcuata, quattro.

Il primo riquadro, in alto, raffigura Lucia e sua madre Eutizia inginocchiate e con le mani giunte e tese. In atteggiamento di preghiera accanto ad un edificio dalla cui finestra ad arco si sporge Sant’Agata.

Le due donne indossano tuniche semplici dalla maniche lunghe, rispettivamente di color marrone scuro e di color marrone chiaro. Sant’Agata una veste bianca e marrone dalle larghe maniche.

Tutte e tre portano sul capo un velo bianco ornato da fasce marroni.

Il riquadro rappresenta la visita di Lucia ed Eutizia, quest’ultima affetta da una grave malattia, al sepolcro di Sant’Agata per invocarne la guarigione.

Nel secondo riquadro, sullo sfondo di un ricco palazzo, Eutizia, miracolosamente guarita, dona un panno bianco, simboleggiante la dote, a Lucia.

Ma poichè quest’ ultima – stando alla leggenda ha giurato sul sepolcro di Sant’Agata di divenire, al pari di lei, sposa di Cristo e di rinunciare alle ricchezze terrene, appare, nel terzo riquadro, nell’atto di donare le sue sostanze a due anonime figure.

Nel quarto riquadro è rappresentata un’altra donazione di Santa Lucia ai poveri della città.

A questo punto la leggenda ci informa che il promesso sposo di Lucia, venuto a conoscenza del voto da lei fatto, decide di denunciarla, perchè cristiana, al prefetto Pascasio.

Nel quinto episodio, infatti, Lucia è sospinta da un uomo, il suo promesso sposo o un suo emissario, verso Pascasio. Figura rovinatissima di cui s’intravede solo una mano, tesa in gesto allocutorio.

Nel riquadro successivo appaiono Pascasio che, dall’alto di una finestra del castello decreta la condanna della santa, immobile. Un gruppo di uomini e due cavalli presenti allo scopo di trascinare via la martire.

Nel settimo episodio un emissario di Pascasio versa sul capo di Lucia dell’olio bollente frammisto a pece, contenuto in un’enorme giara nera.

L’ottavo episodio raffigura la decapitazione della santa ad opera di un aguzzino di Pascasio che, assiso in trono, assiste all’esecuzione.

Nell’ultimo riquadro Santa Lucia, che ha ormai subito ogni sorta di supplizio, persino la decapitazione, appare inginocchiata e nell’atto di prendere l’ostia consacrata offertale da due frati dal saio bianco.

Secondo la leggenda la santa muore immediatamente dopo.

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