A Melfi in Cattedrale L’ultima Cena
Melfi, 10 Dicembre 2019
Proseguono i lavori di restauro e messa in sicurezza della Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta di Melfi.
Costruita attorno all’anno 1076 per volontà di Roberto il Guiscardo è tutt’oggi uno dei monumenti più importanti della città federiciana.
Nel 1153 con Ruggiero II sono realizzati già i primi interventi di ristrutturazione con il rifacimento della facciata e l’innalzamento del Campanile a cura di Noslo de Remerio.
L’attuale facciata però, sostituisce l’originaria del 1153, lesionata gravemente dal terremoto del 1694 ed è stata completata nel 1723 a cura di Nicola Pilato.
Nel gennaio del 1958 Papa Pio XII ha elevato la Cattedrale di Melfi alla dignità di Basilica Minore.
L’edificio religioso più imponente della città custodisce al suo interno notevoli tesori artistici.
La parte interna della facciata, sopra il portale d’ingresso, è sovrastata da una grande rappresentazione dell’Ultima Cena.
É una tela dalle enormi dimensioni che farebbe invidia all’opera più famosa di Leonardo Da Vinci per la cura minuziosa dei particolari.
Gli storici la fanno risalire ad un periodo compreso tra il XVII e il XVIII secolo, seppur non si conosce chi sia l’autore.
Si vocifera sia proveniente dalla scuola romana dei Carracci, ma nessuno ha mai attribuito con certezza la paternità dell’opera (Mistero in Cattedrale a Melfi: l’ultima cena che che nessuno conosce).
La tela rientra nelle opere definite Cenacoli, che rappresentano percorsi culturali attraverso realtà meno conosciute ma di grandissimo interesse culturale.
Il termine “cenacolo” deriva dal latino cenaculum, che proviene a sua volta da “cenare” cioè consumare un pasto.
É il termine principale utilizzato per indicare i dipinti che rappresentano appunto l’Ultima Cena.
Nello specifico, è la stanza dove Gesù consumò l’Ultima Cena con gli Apostoli e durante la quale istituì il sacramento dell’eucarestia.
Il gruppo dei principali attori del dramma sacro sono: Gesù, San Giovanni, San Pietro e Giuda.
Per la realizzazione delle loro opere, gli artisti si ispirarono principalmente ai Vangeli di Marco, Matteo e Luca.
Nel Vangelo di Giovanni vi è solo un accenno alla Cena, sottolineando piuttosto il testamento spirituale di Gesù agli apostoli.
Al vangelo di Giovanni è ispirato il famoso Cenacolo di Da Vinci, in cui i personaggi sono tutti dietro al tavolo, con la figura di Gesù che risalta solitaria al centro.
Cosa ben diversa accade nella tela di Melfi: gli apostoli sono tutti attorno al tavolo e si stringono a ferro di cavallo.
La figura di Giuda è di spalle a chi osserva la scena, quasi in primo piano e più vicino allo spettatore.
Indossa una sgargiante veste gialla e arancio, e ha in mano il borsello col gruzzoletto di denari ricevuti per tradire Gesù.
Di lui non si vede bene il viso, proprio come nella “Cena in Emmaus” del Caravaggio.
Ai lati della scena, e dietro al tavolo, si muovono due gruppi di servitori, in procinto di servire le pietanze
A differenza dei cenacoli degli anni precedenti, nella tela di Melfi si nota una rinnovata trama luminosa. La luce si sprigiona direttamente dall’aureola di Cristo, lasciando le parti più lontane in ombra.
Inoltre, nella parte superiore, sembra raffigurato un paesaggio tipico dell’Arcadia (un luogo idilliaco in cui l’uomo vive in armonia con la natura).
Gli Apostoli sono raffigurati in modo da esprimere una vasta gamma di sentimenti.
Dalla sorpresa allo sconforto, dall’angoscia all’interrogazione reciproca fino al dubbio di sé.
Una grande costernazione pervade tutti, Giuda si gira a guardare incredulo il suo vicino.
Si delineano anche i gesti tipici che caratterizzano alcuni apostoli, addolorati dalla rivelazione, come San Tommaso con il dito alzato
O come l’apostolo alla sinistra di Gesù, che alza le mani in segno di discolpa preventiva.
Al centro della scena si stagliano nitide le figure di Gesù e San Giovanni.
San Giovanni è addormentato alla destra di Gesù, mentre quest’ultimo è intento nel benedire, con lo sguardo fisso davanti a sé.
Il suo sguardo cattura l’attenzione dello spettatore che ne resta piacevolmente colpito e affascinato.
La cena deve ancora iniziare.
I piatti sono rappresentati ancora vuoti e puliti e il pane non è ancora stato spezzato e diviso tra gli apostoli.
Il calice che Gesù distribuì dopo la benedizione è raffigurato sulla parte destra del tavolo.
Non sono presenti altri bicchieri sulla scena proprio per enfatizzare il valore simbolico della benedizione eucaristica che Gesù avrebbe fatto di lì a poco.
Una particolarità da notare è la trama della tovaglia.
Al di sotto di essa spunta un piede nudo di Gesù.
Un chiaro segno riconducibile al rito della lavanda dei piedi.
Attualmente, l’imponente tela, con tutti i suoi particolari è visionabile da vicino (si fa per dire).
A causa (o grazie) dei lavori di restauro della facciata, é stata rimossa dalla sua postazione originaria.
Posizionata nella Cappella del Crocifisso, nella navata destra della Cattedrale, é possibile ammirare la straordinaria opera poco conosciuta e a cui non si presta mai la dovuta attenzione.
Cosa aspettate?
L’Ultima Cena della Cattedrale di Melfi é lì pronta per essere ammirata!
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