Gli Archibugieri Trombonieri Senatore a Melfi
Per chi è cresciuto vedendo gli Archibugieri Trombonieri Senatore esibirsi durante la manifestazione della Pentecoste di Melfi, essi sono impressi nella memoria come i “Cavalieri gialli e neri”.
Dietro i loro colori e il loro vessillo si cela una lunga storia. Storia fatta di amore e passione per la propria città, Cava Dei Tirreni.
Tutto nacque nel Giugno del 1947, durante la festa del S.S. Sacramento di Monte Castello. Francesco Senatore, alla testa dei “suoi” trombonieri, si presentò in Piazza Duomo a Cava, per ricevere la Storica e Santa Benedizione.
Da allora molto è cambiato. Il gruppo così come si presenta oggi è uno dei più grandi e organizzato del Sud Italia. Attivo su tutto il territorio italiano all’interno di manifestazioni storiche quattrocentesche e seicentesche, gli spettacoli consistono negli straordinari effetti scenici e nell’uso dell’archibugio.
Il 1 Luglio sono tra i protagonisti della Disfida dei Trombonieri proprio nella loro città. Una manifestazione che nasce per commemorare la storia realmente accaduta e che vi raccontiamo così:
“Correva l’anno del Signore 1460 e la “Cittá de la Cava” era ben governata dalla dinastia Aragonese.
Gli Angioini peró erano alle porte e iniziarono a insidiare le terre intorno Napoli e si spinsero fino a Sarno.
Il re Giovanni D’Agio stava per prendere il sopravvento e non vi riuscì solo perché giunsero in soccorso del re Ferdinando I d’Aragona (detto Ferrante) circa 500 militi Cavesi che “all’arma bianca” riuscirono ad allontanare il pericolo e a salvare re Ferrante.
Gli Angioini, visto l’affronto, presero d’assedio la città di Cava avendo già conquistato Nocera e Salerno.
Il popolo cavese però seppe resistere alla fame e agli abusi degli Angioini fino all’arrivo delle truppe Aragonesi che re Ferrante inviò a Cava tramite Amalfi.
Gli Archibugieri Trombonieri Senatore a Melfi
Per ringraziare il popolo cavoto, re Ferrante convocò al palazzo reale di Napoli il sindaco dell’epoca Onofrio Scannapieco a cui consegnó una “Pergamena Bianca” in cui il popolo cavese avrebbe potuto fare qualsiasi richiesta al re ed egli l’avrebbe esaudita.
Il popolo cavese però lasciò quella pergamena in bianco, non richiedendo alcun favore alla casa Aragonese che decise di togliere tutte le imposte ai cittadini, e permise loro di fregiare lo stemma della città con la corona Aragonese, nominandola infine “Cittá Fedelissima“.”
Ecco le foto realizzate per il gruppo durante la Pentecoste di Melfi
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